Panoramica a 360°.
Riporto qui sotto la preziosa descrizione, scritta da Giuseppe Brenna, a proposito di questa vetta. La si trova sul volume Alpi mesolcinesi (TI 4) del Club Alpino Svizzero.
“ Alta Burasca 2634 m. Montagna dal nome epico, quasi romantico, che in origine apparteneva alla Cima NW 2652 m del Piz de Trescolmen (vedi la Carta Siegfried del 1872, che riporta il toponimo Alta Burasca). Si alza dall’impervia costiera tra la Cima de la Bedoleta e il Piz de Trescolmen, separando il bacino dell’Alp de Arbeola orientale dalla Val Largè.
Per motivi di sussistenza, agli alpigiani di una volta le cime interessavano solo come luogo di riferimento e di ricerca del bestiame e non come punto di escursione: per questo fatto molte sommità dei nostri monti prendono il nome da alpeggi, valichi, laghetti, pendii sottostanti dal carattere particolare. Ci sono eccezioni legate alla singolare forza estetica o naturalistica di una montagna (da qui: Pizzo Castello, Pizzo Badile, Poncione Rosso, Pizzo di Mezzodì, ecc.).
Alta Burasca è un’espressione che riflette bene uno dei più importanti avvenimenti che possono provocare < paura in montagna > (sentimento che lo scrittore romando Charles-Ferdinand Ramuz ha posto al centro del suo celebre romanzo): ricorda e racchiude in sé la potenza devastante della natura, che in montagna si scatena sotto forma di tempeste dalla forza inaudita; fa pensare ai pastori dell’alpe - piccoli, grandi uomini sotto le placconate che scaricano torrenti impetuosi nel concerto drammatico di un temporale - impegnati strenuamente e disperatamente nel tentativo di portare al riparo qualche bovino, o un gregge di capre o di pecore, insostituibile bene, frutto di grandi cure e indicibili fatiche.
Per tutto quello che significa, Alta Burasca è forse il nome di monte più leggendario e insieme veritiero che sia mai stato dato (insieme ad altri analoghi, come ad esempio Roche des Grandes Tempetes nelle Alpi francesi). “
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